martedì 30 agosto 2011

Coopetizione

Termine forse non molto noto alla maggioranza delle persone, ma a mio avviso concetto fondamentale quando si parla di mercato. Per coopetizione si intende quell' atteggiamento di collaborazione-competizione che si instaura tra imprese a certe condizioni: queste uniscono gli sforzi e condividono i costi al fine di ottenere un certo tipo di vantaggio competitivo.
In questo articolo vorrei però soffermarmi su una particolare sfumatura di questo argomento. Un esempio tenterà di chiarire le idee: una via che ospita un solo negozio avrà sicuramente meno traffico commerciale rispetto ad una piena di attività. Certamente ciò aumenterà la concorrenza e la competizione tra i diversi esercizi, ma allo stesso crescerà anche i numero di persone che passano davanti alle varie vetrine.
Ricapitolando: ci si aiuta per attirare clienti e poi ci si da battaglia per accaparrarseli.
Quella appena fornita potrebbe essere la spiegazione dell'esistenza delle cosiddette "vie dello shopping", come via dei Condotti (Roma), corso Vittorio Emanuele (Milano), 5th Avenue (New York) ecc... Un ulteriore esempio è quello dei numerosi ristoranti che si trovano nella stessa strada soprattutto nelle località turistiche.
La presenza di diverse attività giustifica ed è il motivo del passaggio dei clienti, dove questi entrino o si accomodino, poi, dipende anche dall'abilità attrattiva del gestore.
Questo ragionamento mi porta ad una domanda: non sarebbe opportuno implementare un minimo di pianificazione (senza per questo ostacolare il libero mercato) sull'ubicazione di certe attività al fine di rilanciare una zona "morta", un centro città vuoto, magari concedendo affitti a condizioni vantaggiose o altri tipi di agevolazioni? 
Una piazza affollata e turisti sono come l'aria per numerosi esercizi. In un periodo così difficile per tutti, poi, forse solo collaborando si ha la possibilità di tornare a vedere la luce.

sabato 27 agosto 2011

Magna Grecia

Che la Grecia non stia attraversando il suo periodo migliore di certo non è una novità.
Nei giorni scorsi, come se non bastasse, i rendimenti dei titoli di stato greci sono schizzati alle stelle, se non oltre: oltre 40% con scadenza a 2 anni (per dare un'idea, quelli italiani rendono il poco meno del 3,5%). Sostanzialmente questo numero ci dice che neanche il mercato ormai crede in una possibile ripresa. Un ulteriore record è stato registrato per le obbligazioni a 10 anni, che, per chi ama azzardare, rendono più del 17%, con spread ai massimi storici, 1514 punti base, che corrispondono a più di 15 punti percentuali.
Non una bella situazione, quindi, per gli amici ellenici.

venerdì 26 agosto 2011

No, qui no!


NIMBY non è il nome dell'ultimo gioco per la Play, nemmeno quello di qualche strano modello di auto. NIMBY è l'acronimo per "Not In My Back Yard", che tradotto in Italiano significa "non nel mio giardino".

Si tratta nell'atteggiamento che si tiene quando si è sia favorevoli alla costruzione o alla realizzazione di un'opera di interesse pubblico che contrari alla stessa solo perchè si teme che possa danneggiare il "giardino") in cui si vive. Nimbies sono le persone che adottano questo tipo di comportamento. Gli esempi sono numerosi: autostrade, ponti, centrali nucleari ecc...
Queste opere vengono riconosciute necessarie quindi, ma un certo tipo di egoismo spinge a protestare contro la loro costruzione.
"Si, bell'idea, basta che non la si realizzi qui".
D'accordo, a nessuno fa piacere svegliarsi col rumore di un treno o aprire la finestra e vedere una centrale termonucleare, ma da una parte o dall'altra certi lavori vanno eseguiti, in quanto strumentali alla crescita economica e non solo del Paese nel suo complesso (vie di comunicazione in primis). Forse è proprio questo tipo di mentalità che frena grandi imprese ad investire in Italia, accentuando la già problematica situazione.
Uno sguardo in più oltre il proprio giardino può davvero essere il primo mattone verso una ripresa? Quanto giusto è anteporre i propri interessi (seppur importanti) a quelli di un intero popolo?

Spread

La parola magica.
Giornali e ogni tipo di media parlano di spread, spesso sbagliandone anche la pronuncia.
Il concetto è banale: lo spread non è altro che una differenza, una forbice, un delta tra due titoli. Si misura in punti base (bps), ed un punto base corrisponde allo 0,01%. Quello più sentito nei vari TG è lo spread tra Bund tedeschi e i corrispettivi Btp italiani. Entrambi sono titoli di debito a medio-lungo termine.
Sotto osservazione è il tasso d'interesse, il rendimento offerto da questi diversi titoli. Più è ampio lo spread, maggiore è il tasso d'interesse che i titoli italiani devono offrire rispetto a quelli tedeschi, considerati risk free, ovvero privi del rischio di insolvenza. Ciò che si deduce dalla misurazione di questo differenziale è, quindi, la maggiore percezione del rischio che si corre nell'acquistare titoli nostrani: rischio e tasso d'interesse si muovono nella stessa direzione.


Per concludere: più si allarga questa forbice, più diventa costoso per lo Stato (e non solo) finanziarsi e ripagare le proprie obbligazioni, a causa del fatto che più rischio richiede un rendimento maggiore per essere sopportato. Le conseguenze nell'economia reale possono riflettersi in maggiori costi per mutui e prestiti per famiglie e imprese.


giovedì 25 agosto 2011

Flash news: Apple


Prima o poi doveva succedere.
Questa notte, circa verso l'una, è apparsa la notizia delle dimissioni di Steve Jobs da CEO di Apple, motivate dalla precarietà della sua condizione fisica (ricordiamo che da diversi anni combatte contro il peggiore dei nemici, il cancro). Jobs stesso ha designato come suo successore Tim Cook, il quale ricopriva già ruoli al vertice della piramide organizzativa della società di Cupertino. L'ex amministratore delegato, tuttavia, non abbandonerà del tutto la sua creatura, rivestendo il ruolo di presidente.
Il mercato non ha preso bene la notizia: alla riapertura dei listini, il titolo Apple ha perso diversi punti percentuali, a dimostrazione di quanto la figura di un timoniere carismatico e geniale come Steve Jobs fosse fondamentale.
Prima del tonfo dovuto a questa triste notizia, la capitalizzazione di borsa (numero delle azioni per il prezzo delle stesse) della società madre dell'iPod superava i 350 miliardi di dollari, circa come le 32 maggiori banche dell'UE.
Sarà adesso compito di Cook cercare di non far rimpiangere il cofondatore di Apple, continuando a proporre prodotti eccezionali e di cui non si pensava di aver bisogno prima di provarli.
Ce la farà? Come reagirà il mercato nei prossimi giorni?

mercoledì 24 agosto 2011

Welcome

Benvenuto in questo nuovo spazio, cittadino del web!
Businesspeaking è ora a disposizione di chiunque ne voglia usufruire. Questo blog nasce con l'intenzione di parlare di temi economici con un linguaggio easy to understand, così che chiunque possa intervenire e dire la sua: troppo spesso argomenti di questo tipo sono articolati dai mass media in modo tale che solo gli esperti siano in grado di capire, anche se gli interessi coinvolti toccano la maggior parte della società.
Businesspeaking tratterà, in modo leggero ma non per questo superficiale, le notizie più interessanti, i numeri, le tendenze che si manifestano e le curiosità del mondo economico, con l'obiettivo non semplice di non fermarsi alla critica distruttiva fine a se stessa.
Sperando sia di vostro gradimento, vi auguriamo una buona lettura.