giovedì 26 gennaio 2012

In ritardo


Rieccoci cari follower!
Di nuovo al vostro servizio per condividere opinioni e scambiarci punti di vista.
Oggi vi proponiamo un argomento che è oggetto di molte discussioni soprattutto tra imprenditori. Stiamo parlando del rapporto che le aziende o i professionisti hanno con la Pubblica Amministrazione, in particolare nelle situazione in cui in debitore, per una volta, è lo Stato.
Accade sempre più frequentemente che il debito, spesso maturato per consulenze o a causa di lavori di interesse pubblico come strade o edifici, venga estinto ben oltre i classici 180 giorni, arrivando in casi estremi oltre l'anno. 
Mettetevi nei panni dei titolari di imprese che principalmente operano con questi enti: la liquidità diventa un grosso problema. I fornitori non si pagano coi crediti dello Stato, ne si possono remunerare i dipendenti con un anno di ritardo. Ed ecco che per sopravvivere ci si ingegna, magari evadendo quei pochi ricavi che non derivano da commesse statali. Un inefficienza dell'apparato pubblico ne genera un'altra, entrando in un drammatico circolo vizioso.
Come detto infinite volte, evadere non fa altro che peggiorare la situazione, considerando che i mancati introiti statali di certo avranno l'effetto opposto di accelerare i pagamenti verso i privati, anzi.
Di ieri è la notizia che sono stati destinati circa 6 miliardi di euro per iniziare a ripagare il debito che la PA ha verso i privati. Buono l'inizio, anche se lo stock da restituire è di 65 miliardi.
Piano piano si prova a raddrizzare la situazione e i mercati sembrano apprezzare l'operato del governo Monti: la strada imboccata sembra quella giusta, speriamo di percorrerla fino in fondo.



giovedì 5 gennaio 2012

Natale a Cortina

Ne hanno parlato giornali, televisioni, blog e chi più ne ha più ne metta.
No, non stiamo parlando degli incassi dell'ultimo cinepanettone, i quali a quanto pare sentono a loro volta la crisi. L'argomento di oggi riguarda un tema già accennato in passato, ovvero l'evasione fiscale, uno dei fardelli che da troppo tempo si porta sulle spalle la vecchia Italia.
Dei dati di questa vicenda ne avrete sentito parlare fin troppo, per cui non andiamo a ripetere cose già note. Sembra, tuttavia, il caso di condannare ancora una volta il comportamento di troppe persone che troppo spesso non si comportano da onesti cittadini come dovrebbero.
Il contorno di questa vicenda sono le splendide Dolomiti di Cortina, patrimonio che tutto il mondo ci invidia e che ogni anno attira turisti da ovunque. Turismo, da un punto di vista puramente economico, significa maggiori entrate per gli esercenti e, indirettamente, per lo Stato attraverso l'imposizione sul reddito. Questo è quello che ci dice la teoria, quello che dovrebbe accadere. Frequentemente, purtroppo, ciò non accade, a causa della diffusa pratica di nascondere le entrate per esempio attraverso la mancata emissione dello scontrino. I controlli di questi giorni hanno dimostrato ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, che da noi funziona così.
Gli accertamenti hanno poi portato alla luce non solo le mancate fatturazioni dei commercianti, ma anche i redditi di coloro che trascorrono le vacanze nella Perla delle Dolomiti, località notoriamente non accessibile a tutti. Numeri imbarazzanti anche in questa occasione.
Inutile ricordare che così facendo si danneggia l'intera comunità, che gli sforzi che si chiedono per tenere in ordine i conti pubblici in questo modo sono solo una perdita di tempo ed uno spreco di soldi. Per non parlare di chi condanna l'attività di accertamento per paura di perdere la clientela, la quale sembra che pernotti nel capoluogo ampezzano solo per comprare senza ricevere fattura, risparmiando pochi euro. Assurdo. A poco servono manovre e decreti se la mentalità è questa.