Comunicazione di servizio: se notate un velo di polemica in questo articolo non vi state sbagliando.
Infatti, oggi vorrei discutere con voi del tanto discusso argomento dei costi della politica. L'ispirazione mi è venuta leggendo il Corriere Della Sera di qualche giorno fa.
Ricordate i titoli delle varie testate giornalistiche che hanno contribuito ad arroventare una già calda estate? Quelli che parlavano di un possibile dimezzamento del numero dei parlamentari? Sembrava si dovessero fare tagli epocali, giusto per allinearsi con i parametri degli altri paesi dell'Eurozona (dati che si guardano solo quando fa comodo). Per chi non lo sapesse, infatti, siamo tra gli Stati con il più alto numero di rappresentanti, i quali risultano anche tra i più lautamente retribuiti.
Ma torniamo a un mese fa. A settembre da tutti gli schieramenti politici sono risuonate le voci che evidenziavano la necessità dei tagli sopra citati, fino al punto che qualcuno parlava addirittura di un disegno di legge già pronto. Sembrava ci fossimo vicini.
Qualche giorno fa, invece, il ministro Tremonti si è trovato sul tavolo una lettera proveniente dalla Camera dei Deputati, la quale riportava la previsione di spese per la Camera stessa per il 2014. Ebbene la cifra richiesta ammontava a 992.000.000 €. Novecentonovantadue milioni. Di per se questa somma dice poco. Inizia a farci riflettere quando si nota che è pari a quella del 2012 e del 2013. La domanda ora sorge spontanea: e i tagli dove sono finiti? Solo tante belle parole come al solito? Solo altre illusioni per un popolo che non ne può più di sostenere a proprie spese le inefficienze dei Palazzi di Roma.
Ora, è innegabile che il periodo non sia dei migliori, ma continuare a chiedere sacrifici a chi già ne fa da anni e non toccarsi minimamente le tasche non è di sicuro un segnale di vicinanza alla popolazione che si dovrebbe rappresentare. Anzi, se si vuole essere precisi, bisogna dire che, mentre il PIL dell'ultimo decennio segna un +5%, le spese di Montecitorio registrano un +40%. Niente male.
Che dire di più? I numeri parlano da soli e sono imbarazzanti, ancor di più se confrontati con la medesima voce di spesa di altri Paesi. L'Europa ci ride dietro. Da qui a poco sarà anche più facile licenziare il personale per le aziende in crisi. Ma guai a ridursi un po lo stipendio, anche solo per segnalare che il momento è duro per tutti, per far vedere che solo con sforzi comuni c'è uno spiraglio di speranza di uscire da questo tunnel. Un'altra occasione persa. Peccato.