giovedì 29 settembre 2011

Temporary store

"Guarda là, è nuovo quel negozio?"
Cari lettori, l'argomento che stiamo per affrontare riguarda un fenomeno forse a molti di voi già noto. Sotto la lente d'ingrandimento oggi ci sono i temporary store (o temporary shop), che possono essere definiti come negozi con la peculiarità di rimanere aperti per un periodo di tempo limitato, solitamente dalle poche settimane al paio di mesi. Spesso la nascita di uno di questi punti vendita non è nemmeno annunciata, suscitando anche l'effetto sorpresa molto caro agli operatori di marketing. Come al solito, sono gli USA la patria di questa tendenza (oltreoceano vengono detti pop-up shop), già da tempo collaudata e affermata.
Ma andiamo con ordine ed analizziamo i vantaggi che offre l'apertura di un temporary store, in modo tale da spiegare per quali motivi vanno così di moda.
Prima di tutto c'è un evidente nota positiva dal punto di vista dei costi: la limitata durata temporale, infatti, consente all'impresa di risparmiare sui costi fissi di affitto (che di crisi non ne vogliono sapere) e del personale che altrimenti verrebbero sostenuti per tutti i 12 mesi. Questo risparmio di costo si traduce in prezzi molto vantaggiosi per i consumatori, con sconti che arrivano talvolta anche al 50% - 70% nonostante l'assortimento sia il più recente. All'interno di uno di questi negozi, quindi, difficilmente troverete merce fallata o della collezione dell'anno precedente. Proprio questi ultimi fattori sono i punti di forza principali dei temporary shop.
Ma non è tutto! La stessa durata ridotta è un fattore psicologico rilevante, in quanto il rischio di non trovare domani la taglia di quella bella t-shirt ci spinge a non ponderare troppo l'acquisto e a strisciare il bancomat. Inoltre l'atmosfera nel punto vendita, pensata in modo da indurre il consumatore a pensare di assistere ad un evento, contribuisce a sfruttare l'occasione e il design è estremamente funzionale a stimolare la spesa.
Per come l'abbiamo descritta finora sembra la ricetta perfetta per avere successo. Purtroppo ci sono anche alcuni aspetti negativi. C'è il problema dei resi qualora il capo risultasse fallato, sono ardui da trovare perchè poco pubblicizzati (si perderebbe l'effetto sorpresa) ed è difficile instaurare un rapporto di fiducia col brand.
In Italia la città in cui più se ne vedono è, guarda un po', Milano, ma anche nel resto della penisola il fenomeno è in forte espansione.
Voi che ne pensate? Avete avuto modo di provare l'esperienza di un temporary store?



 Temporary store di Dodo..



...e di Nivea.

lunedì 26 settembre 2011

A cosa andiamo incontro

Come promesso sulla nostra pagina Facebook, oggi parliamo brevemente delle possibili conseguenze del declassamento subito la scorsa settimana ad opera della agenzia di rating Standard&Poor's.
Il rischio principale è quello di un aumento dei tassi d'interesse, con dirette ripercussioni sulle rate dei mutui e quindi sulle tasche delle povere famiglie: come già detto rischio e rendimento si muovono nella stessa direzione ed un downgrade equivale ad una maggiore percezione del rischio di default.
Altra conseguenza, ben di portata maggiore rispetto a quella appena ricordata, riguarda i conti pubblici. Infatti, i maggiori tassi dovuti alla mancata fiducia nel Bel Paese renderanno ancora più difficoltoso il raggiungimento del tanto osannato pareggio di bilancio nel 2013. Questo perchè l'ammontare di interessi da pagare sarà maggiore e quindi maggiori saranno i fondi da recuperare per adempiere alle promesse fatte all'UE. Per non parlare della sempre peggiore immagine a livello internazionale e della sempre minor fiducia nei nostri confronti.
La speranza è che non siano come al solito i cittadini a pagare per errori commessi ai piani alti, errori che potrebbero costare caro all'Italia e all'Europa intera.





venerdì 23 settembre 2011

Business in fashion

Parentesi modaiola per noi! Ci allontaniamo da numeri e mercati finanziari per tuffarci nel mondo del web e del lavoro. 
L'argomento di oggi riguarda un social network, Business in Fashion, sito dedicato interamente ed esclusivamente ai protagonisti attuali e futuri del mondo della moda.
È un progetto giovane e innovativo; nasce il 16 settembre 2010 grazie a Davide Gambarotto, il quale propone il suo progetto come punto di contatto tra i giovani artisti e talenti sparsi per tutta Italia e il mondo del fashion, ambiente sempre più competitivo e nel quale è sempre più difficoltoso inserirsi. Potremmo definire BINF come un “LinkedIn di nicchia”, il cui mercato target è decisamente più circoscritto e selezionato del colosso che recentemente è sbarcato nei listini della borsa di New York.
Spesso le grandi idee nascono da bisogni che si vogliono soddisfare e proprio da questi deriva il progetto BINF: dare la possibilità alle nuove leve di farsi conoscere, promuovere il proprio talento e la propria anima. BINF vuole essere il trampolino di lancio per coloro che rappresenteranno la tradizione sartoriale del bel paese nel mondo e l’eccellenza del made in italy in questo settore.
È stato pensato come un social network perché questa tipologia di attività consente agli iscritti di ampliare il proprio network di conoscenze, instaurare rapporti lavorativi con gli altri membri, aggiungere ai propri contatti anche personaggi già di gran lunga affermati in questo mondo e mettere a loro disposizione le idee e i progetti che si intende sfornare.
Come ogni figlio di facebook, anche BINF ha un area dedicata al profilo dell’artista nella quale inserire la varie informazioni  in modo da poter essere rintracciati dai vari contatti.
La parola d’ordine per questo progetto è collaborazione: in un mondo come quello del fashion, sempre più competitivo, è vitale riuscire ad aiutarsi per emergere e avere successo. È universalmente noto come il mondo della moda sia un’arena nella quale i competitors sono portati alla guerra piuttosto che all’alleanza e BINF si propone di invertire questa tendenza.
La piattaforma mette a disposizione degli iscritti numerosi servizi tra cui Press Office e organizzazione di eventi, oltre che un intera sezione dedicata all’ ecommerce, perché se non si vende non si campa.
Inoltre, essendo BINF un ambiente selezionato e rivolto ad un preciso segmento di mercato (quello più volte citato dei giovani talenti desiderosi di mettersi in mostra e degli altri addetti al settore) gode di maggiore credibilità, proprio per la sua esclusività e la sua particolarità; inoltre, gli utenti si sentono più coinvolti e più consapevoli che chi fa parte della famiglia BINF ha gli stessi suoi interessi e le stesse ambizioni di carriera.
Secondo noi una gran bella iniziativa, degna di essere citata. Un grosso in bocca al lupo a tutti gli addetti ai lavori e ai talenti già facenti parte della community.

giovedì 22 settembre 2011

Le agenzie di rating

Sono sulla cresta dell'onda in questi ultimi giorni, ma cosa sono davvero? Di cosa si occupano? Perchè ne parlano tutti?
Andiamo con ordine. Le agenzie di rating sono delle società che provano a darci un idea del rischio che si corre nell'acquistare titoli obbligazionari provenienti da un certo emittente.
Le principali sono Standard & Poor's, Moody's e Fitch, tutte di nazionalità americana.
Ognuna di esse esprime la sua valutazione in lettere, per cui un emittente AAA è considerato sicuro, o meglio, risk free. Ciò significa che le possibilità che un investitore resti in braghe di tela dopo l'acquisto del titolo è minima, se non nulla. Al peggiorare del giudizio aumenta il rischio di insolvenza dell'emittente, il quale è costretto ad offrire un tasso di interesse maggiore per riuscire a vendere i propri titoli e reperire così le fonti di finanziamento di cui necessita.
Le agenzie di rating rivedono costantemente nel tempo le loro stime e le valutazioni precedentemente assegnate: una revisione al rialzo del rating è definita UPGRADE, una al ribasso DOWNGRADE.
Oltre al giudizio gli esperti propongono anche un outlook, ovvero una sintesi sulle prospettive future nel medio termine, una previsione di come saranno i mesi che verranno. Un outlook negativo fa pensare che l'emittente con buone probabilità verrà declassato, mentre uno positivo ci induce a credere il contrario. Qualora non ci siano cambiamenti di rating in previsione, l'outlook è stabile.
Molti criticano l'operato di questi istituti, memori degli abbagli presi in passato, Lehman Brothers l'esempio lampante, giudicato emittente sicuro e poi clamorosamente fallito, facendo scoppiare la miccia della crisi del 2008. Molti altri affermano che le loro valutazioni sono guidate da credo politici. Vero o falso che sia un downgrade dovrebbe indurre l'emittente a rivedere i propri piani e i propri conti, le proprie politiche e i propri investimenti: in questo mondo niente è gratuito, neanche le bocciature.


Ecco le varie scale usate dalle agenzie di rating. I titoli con i voti più alti sono i più sicuri, mentre a fondo scala troviamo i Junk Bond, le obbligazioni spazzatura.

mercoledì 21 settembre 2011

Classe A

Downgraded.
Proprio così, dopo mesi di analisi e osservazione, è arrivato il tanto temuto declassamento (da A+ ad A) del nostro debito sovrano da parte di Standard&Poor's, la famosa agenzia di rating americana. In parole povere, dopo aver valutato attentamente vari aspetti economici dell'Italia, si è arrivati alla trite conclusione che non è più così sicuro investire in titoli statali italiani, poichè c'è una certa percentuale di rischio che lo Stato risulti insolvente, ovvero non riesca a rimborsare i propri creditori. Inoltre le prospettive non sono così rosee, in quanto l'outlook è negativo, cioè non c'è grosso ottimismo sul fatto che le cose possano migliorare. 
Le motivazioni fornite da S&P sono le seguenti: instabilità politica e assenza di crescita, oltre all'enorme ammontare di debito pubblico, fardelli che l'Italia deve sopportare da troppo, troppo tempo. Il continuo richiamo degli imprenditori alla mancanza di un piano che preveda provvedimenti strumentali alla crescita di questo Paese non è servito. La pressione dei media neanche. Che sia forse giunta l'ora di dare una svolta? O dobbiamo aspettare un altro schiaffo anche da Moody's, altra agenzia che si occupa di valutare la sicurezza delle obbligazioni, che in molti danno come prossimo? E per favore, non rendiamoci ulteriormente ridicoli incolpando gente a caso.


mercoledì 14 settembre 2011

Mai contenti

Riportiamo oggi un estratto di un'intervista all'onorevole Rotondi, pubblicata su "La Repubblica" un paio di mesi fa, ma non per questo non attuale.
A parte l'essenza offensiva di queste parole verso chi lavora 8 ore al giorno per portare a casa lordo poco più di un quarto di quello che netto rimane al Ministro, è fuori dubbio che le cose vadano cambiate.
Anche con "solo" 4 mila euro netti al mese, penso che ci si possa permette un'assicurazione, si riesca a far fronte alle spese mediche, si possa pagare un pasto per quello che costa (ecc ecc ecc), invece di continuare a pesare sulle spalle del popolo.
All'interno della manovra erano state avanzate proposte per la riduzione del numero dei Parlamentari, per l'eliminazione dei doppi incarichi, per il taglio a certi assurdi privilegi: niente da fare, a quanto pare i saldi continuano solo a Palazzo Madama e Montecitorio.
Siamo alle solite insomma, rientra nella mentalità di molti non far nulla per la collettività e far sudare ancor di più  gli altri. Pur di non rinunciare a cifre astronomiche (in troppi casi non giustificati da fatti o risultati) per il bene comune si cercano rimedi epocali. Oppure si taglia dove non si dovrebbe, istruzione in primis.
Ma è sempre stato così purtroppo. Alla fine, come fare a sfamare una famiglia con solo 4 mila euro a disposizione?


martedì 13 settembre 2011

Dicono di noi

Siamo ancora piccoli, molto piccoli, ma si inizia a sentire la nostra voce!
Un grazie sincero al caro amico Siro.
A presto follower!!

lunedì 12 settembre 2011

11/09

Sono state celebrate ieri le cerimonie per la commemorazione delle vittime degli attentati terroristici dell'11 Settembre 2001. Con un pensiero alle famiglie delle persone scomparse, andremo ad analizzare le conseguenze economiche di questo drammatico evento.
Da quel giorno fino al 17 Settembre i listini borsistici rimasero chiusi, e alla loro riapertura crollarono come qualche giorno prima fecero le Twin Towers. L'indice Dow Jones (il principale del mercato borsistico statunitense) quel giorno calò di oltre il 7%, con perdite settimanali del 14,3%: vennero così bruciati 1400 miliardi di dollari.
Non proprio tutti, però, si misero le mani nei capelli alla vista degli aerei schiantati sulle Torri. Si registrarono infatti anomali volumi di scambi speculativi di azioni delle compagnie aeree coinvolte, ovvero United Airlines e American Airlines. Voci di malpensanti o ulteriori indizi della famosa teoria del complotto?


sabato 10 settembre 2011

Fashion 2.0 - Numbers

In questi giorni di fine estate caratterizzati dalla caccia all'ultimo affare, sperando che la taglia rimasta in saldo sia proprio quella giusta, è interessante spostare l'attenzione ad una tendenza in forte crescita negli ultimi anni. In questo post infatti parleremo del cosiddetto E-Commerce e dei numeri che questo genera nel nostro paese. La diffusione di Internet, della banda larga e degli smartphone ha senza dubbio modificato il processo d'acquisto classico del consumatore. Le informazioni di cui si può disporre sono illimitate o quasi, è più facile confrontare articoli, trovare negozi ecc... Quello di cui però poco spesso si parla è dell'acquisto vero e proprio eseguito nel web. Dati recenti segnalano che sono 8 milioni i nostri concittadini che fanno shopping in rete, con un giro d'affari complessivo di oltre 490 milioni di euro nel 2010, in aumento rispetto all'anno precedente di più del 40%.
Vediamo di interpretare queste cifre. Senza dubbio la spinta verso Internet anche per acquistare capi d'abbigliamento è molto forte, nonostante per pochi prodotti come quelli fashion l'esperienza nel punto vendita risulta determinante. Inoltre, vince la comodità di ricevere a casa un pacco rispetto alla sicurezza di provarsi il capo e vedere come veste. In conclusione, sembra passata la diffidenza del consumatore verso i pagamenti online, grazie anche alle modalità sempre più agevoli e sicure di effettuare questo tipo di operazione.
Finirà Internet per sostituire i punti vendita fisici? Personalmente non credo, anche se a mio avviso vinceranno i brand che riusciranno a conciliare l'esperienza nello store con un efficiente negozio online.
Voi che ne pensate? Quali sono gli articoli che sono più facili da comprare in rete? Quanto spesso effettuate acquisti via Internet?

mercoledì 7 settembre 2011

Poltrone sprecate

Sfogliando online le principali testate giornalistiche italiane, ho avuto modo di leggere un articolo che sintetizza il momento nero del Bel Paese.
La "news" è la seguente: 50 giorni di ferie quest'estate, la bellezza di 16 sedute dall'inizio dell'anno e una decina di migliaia di euro come stipendio mensile. Questi sono i numeri tutt'altro che ammirabili del Consiglio Regionale della Lombardia. Non male per un paese da molti considerato sull'orlo del fallimento.
I dubbi riguardo alla reale utilità di un numero così elevato di persone che si occupano della Pubblica Amministrazione a tutti i livelli, dai comuni al Parlamento, ormai sono chiariti.
Il problema è che, come sempre, vengono richiesti sacrifici continuamente a chi di sforzi ne fa da una vita, mentre chi in primis dovrebbe dare un segnale forte che si vogliono cambiare le cose, che si vuole davvero dare una svolta a questo brutto corso, non agisce di conseguenza. Infatti, le ricadute sulla credibilità di cui godiamo nel panorama internazionale sono chiare.

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lunedì 5 settembre 2011

Mensa per poveri..o no?


Abbiamo parlato di manovra. Ecco, direi che è il caso di iniziare da qui. 

Flash news: Insalata Russa

Che siano in notevole aumento le presenze turistiche russe nel nostro paese è sotto gli occhi di tutti. 
Che siano soprattutto loro che spendono (e molto) nei nostri  negozi anche. 
C'era da aspettarsi, quindi, che alcuni negozi iniziassero ad esibire avvisi nei  pressi delle casse scritti in cirillico oltre al solito inglese, come ieri ho avuto modo di constatare.
C'è chi parla di invasione, c'è chi ringrazia il cielo che finalmente qualcuno acquisti, c'è chi si lamenta per la poca cortesia dei clienti e chi della troppa attenzione rivolta a questi. Tutti noi, però, a mio avviso, dobbiamo sperare che continuino ad arrivare lussuose macchine targate Mosca alle porte dei nostri esercizi commerciali e che i rispettivi bauli ne risultino sempre colmi: nessuno come loro in questo periodo ha la stessa possibilità di spesa.

giovedì 1 settembre 2011

Ora o quando?

Manovra, tagli, emendamenti, pensioni, tasse... Non si parla d'altro in questi ultimi giorni d'estate.
L'impressione, però, non è delle migliori dal mio punto di vista. Sembra infatti che non si faccia altro che proporre soluzioni temporanee, medicine che non guariscono la malattia ma alleviano il dolore. 
L'Italia ha senza dubbio bisogno di ridurre i costi (a partire dai tanto invocati tagli alla politica), ma non si può ulteriormente rinviare il momento di proporre qualcosa che aiuti veramente a far ripartire il paese, che dia una spinta all'industria, che snellisca l'apparato burocratico che frena le grandi aziende dall'investire nel nostro territorio. Insomma, bisogna provare a sconfiggere il più grande dei problemi che ci affliggono: la crescita che non c'è.
Il testo definitivo della manovra, comunque, deve ancora essere approvato: i commenti, quindi, li rimandiamo a quel momento, nella speranza che le misure adottate siano eque e che a fare sacrifici non siano sempre le stesse persone.